Morfa Conwy, Sir Kyffin Williams. English (1918 - 2006)

martedì 31 marzo 2015

Occhi

giovane senza tetto






Ho messo la mia anima fra le tue mani.
Curvale a nido.
 Essa non vuole altro che riposare in te.
Ma schiudile se un giorno la sentirai fuggire. 
Fa che siano allora come foglie e come vento,
assecondando il suo volo.
E sappi che l'affetto nell'addio non è minore che nell'incontro. 
Rimane uguale e sarà eterno. 
Ma diverse sono talvolta le vie da percorrere
in obbedienza al destino.




Ognuno ha diritto di essere
sbagliato rispetto a quello
che pensa l'altro che ti
vuole bene
(Ernesto Treccani)

lunedì 30 marzo 2015



• Lill Tschudi •
Ice Hockey
1933


Voglio rientrare...





Voglio guardare verso le stelle
sopra un lago immobile nella notte
che canta, canta:
Incantevole è la notte,
incantevole è il giorno,
nessuno di loro deve morire!

Voglio rientrare nella casa degli uomini -
come una cieca
essere percorsa nel buio
dalla luce stellare del dolore.


Gunvor Hofmo

domenica 29 marzo 2015



Jacoo - Andromeda





Spring Night
• Seiju Omoda •





• Galileo Chini •





Grand Boulevard, Paris, 1930
• Léonard Misonne •






• Marc Potts • 



L'errore di pensare

IN UN BATTITO D’ALI
di Emilio Santoro (1995)
L’errore fu forse quello di pensare.
D’altra parte, gli anni erano passati anche per quell’uomo modellato dalla monotonia e dal grigiore delle sue abitudini sedimentate, dei suoi comportamenti sempre uguali; anni accumulati nell’assoluta prevedibilità della propria vita, scandita da orari invariabili, da situazioni sempre ripetitive: usciva di casa e rientrava la sera alla stessa ora; andava in ferie nello stesso periodo e sempre nello stesso posto, a pochi chilometri dalla sua città. Non aveva desideri, non coltivava speranze. Non ricordava di aver mai fatto nulla, nella sua esistenza, che valesse la pena memorizzare o che fosse almeno minimamente diverso da ciò che adesso la riempiva.
Per la prima volta, però, quella sera si era chiesto come ciò potesse essere possibile. Non ricordava niente di differente nemmeno della sua infanzia, scandita dalla stessa immutabile routine. Sembrava quasi fosse nato con consuetudini programmate. Visto dal di fuori, sarebbe potuto apparire come uno che aspettasse solo la morte. Ma non era così: quell’uomo a suo modo si sentiva felice, non soffriva la propria solitudine. In fondo, sin da quand’era bambino, la sua esistenza era stata sempre una specie di rito.
Quella sera stava leggendo la solita vecchia rivista, seduto al posto di sempre dell’autobus quasi deserto che lo avrebbe riportato a casa, alla stessa ora di sempre. Fu attratto da una breve nota sul caos e sull’effetto farfalla che spiegava come il battito d’ali di un lepidottero nell’area del Golfo del Messico potesse scatenare un uragano nel Pacifico. Sollevò per un istante la testa e guardò attraverso il vetro buio: alla fine di una giornata che era stata identica a tutte le altre, egli si scoprì a pensare, come non era mai accaduto. E questo cambiò il corso della sua vita.
E di quella di tutti gli incolpevoli abitanti del pianeta.
Le porte dell’autobus si aprirono alla fermata, come d’abitudine. L’alito freddo dell’inverno che s’era affacciato all’interno gli stava suggerendo qualcosa che forse non avrebbe mai dovuto ascoltare. Lanciò un’ultima occhiata alla pagina della rivista.
Aveva preso una decisione. Una decisione banale.
Con uno scatto fulmineo, l’uomo infilò l’uscita e le porte si richiusero inesorabilmente dietro di lui. Nulla di diverso dal solito, se non fosse stato per il fatto che egli era sceso alla fermata precedente a quella che da sempre era stata la sua.
Si sentiva stranamente eccitato. Si mise a correre nella notte in cui risuonava soltanto il rumore ovattato dei suoi passi. Aveva il cuore in gola e una strana paura addosso. Prima di svoltare nella strada di casa, non si accorse del cartello inclinato e arrugginito che non s’era mai degnato di guardare; riportava la scritta incrostata e sbiadita: VIA DEL CONFINE.
Salì le scale, come aveva sempre fatto. Di diverso c’era adesso solo il suo ansimare. Una volta entrato nell’appartamento, cercò di calmarsi. Gettò le sue cose sul tavolo e si diresse nel bagno. Aprì il rubinetto del lavandino, si piegò e iniziò a sciacquarsi il viso congestionato, osservando l’acqua ruscellare disordinatamente intorno allo scarico. Poi, d’improvviso, dalle tubazioni uscì soltanto un sibilo sinistro.
E fu il silenzio.
Un silenzio totale. 
La sua mano tremava, mentre apriva la finestra. Si aspettò di vedere il solito panorama di sempre, i soliti palazzi grigi che circondavano il suo, la strada illuminata da lampioni che emanavano quella luce nostalgica, malata.
Una luce piangente.
E invece, come se tutto l’universo fosse stato divorato da una nebbia sottile e famelica, s’era reso conto che, affacciato alla finestra del suo bagno, adesso c’era soltanto il Nulla.
Beffardo. Leggero come una farfalla.
E silenzioso come il battito delle sue ali.

sabato 28 marzo 2015




La vita è una ruota.
Presto o tardi tutto quello che pensavi di esserti lasciato ritorna. 
Per il bene o il male, ritorna.

• Stephen King •




"Conservazione" di Blake Little













giovedì 26 marzo 2015


Se esco vestita ubbidiente alla stagione
- il giorno prima c'era un freddo orrendo -
e chiuso pacco pesante mi trasporto
alle mie tante insipide faccende
e camminando all'ombra arrivo al sole
e poi mi trovo a slacciarmi la sciarpa
e dopo un po' quel mio denso cappotto
tenuto aperto dalle mani in tasca
diventa lieve coda che svolazza
- non per il vento, perché il sole è fermo -
dietro i miei passi ormai più lenti e laschi
languidamente incerti sul da farsi,
quasi che fosse tuo il merito del caldo,
tutta scaldata da questo fermo sole
che posso fare? corro a cercarti,
ho questa scusa, ti devo festeggiare.
( Ma io verrei di corsa anche se piove. )
Patrizia Cavalli










• Francis Bacon •
Three Studies For Portrait of Lucian Freud
1964



mercoledì 25 marzo 2015

Come quell' enormi sfingi distese per l'eternità 
in nobile posa nel deserto sabbioso, 
i gatti scrutano il nulla senza curiosità, 
calmi e saggi. 

• Charles Baudelaire •



martedì 24 marzo 2015


René Magritte, Deep Waters, 1941

"A che scopo esisterei, se fossi tutta contenuta in me stessa? I miei grandi dolori, in questo mondo, sono stati i suoi dolori, io li ho tutti indovinati e sentiti fin dal principio.
Il mio pensiero principale nella vita è lui. Se tutto il resto perisse e lui restasse, io continuerei ad essere; e, se tutto il resto persistesse e lui venisse annientato, il mondo diverrebbe, per me, qualche cosa di immensamente estraneo: avrei l’impressione di non farne più parte.
Il mio amore per lui somiglia alle rocce nascoste ed eterne ai piedi degli alberi; fonti di poca gioia visibile, ma necessarie. Io sono lui, lui è sempre, sempre nella mia mente, nel mio spirito, non come un piacere, così come io non sono sempre un piacere per me, ma come il mio stesso essere; dunque, una nostra separazione è impossibile…
E così egli non saprà mai quanto io lo ami; e ciò non perché sia bello ma perché lui è più me di quanto non lo sia io.
Di qualunque cosa siano fatte le anime, certo la sua e la mia sono simili…"


Emily Bronte





Solo gli inquieti sanno
com'è difficile sopravvivere alla tempesta
e non poter vivere senza.
Emily Brontë





Forse ti voglio bene. Forse ti voglio molto bene. Ma proprio per questo sarà forse meglio che rimaniamo così come siamo. Forse un uomo e una donna sono più vicino l’uno all'altro quando non vivono insieme e sanno soltanto di esistere, quando sono riconoscenti l’uno all'altro solo perché esistono e perché l’uno sa che l’altro esiste. E alla loro felicità questo basta.
Milan Kundera

Un giorno dopo l'altro - Luigi Tenco



Un giorno dopo l'altro
il tempo se ne va
le strade sempre uguali,
le stesse case.
Un giorno dopo l'altro
e tutto è come prima
un passo dopo l'altro,
la stessa vita.
E gli occhi intorno cercano
quell'avvenire che avevano sognato
ma i sogni sono ancora sogni
e l'avvenire è ormai quasi passato.
Un giorno dopo l'altro
la vita se ne va
domani sarà un giorno uguale a ieri.
La nave ha già lasciato il porto
e dalla riva sembra un punto lontano
qualcuno anche questa sera
torna deluso a casa piano piano.
Un giorno dopo l'altro
la vita se ne va
e la speranza ormai è un'abitudine.

giovedì 19 marzo 2015



E' quel che è 
E’ assurdo
dice la ragione
E' quel che è
dice l’amore

E’ infelicità
dice il calcolo
Non è altro che dolore
dice la paura
E' vano
dice il giudizio
E' quel che è
dice l’amore

E' ridicolo
dice l’orgoglio
E' avventato
dice la prudenza
E' impossibile
dice l’esperienza
E' quel che è
dice l’amore.

(Eric Fried da: "E' quel che è", 1988)

Christine de Pizan Venezia 1365 – Monastero di Poissy, Francia 1430 circa)
Rimasta vedova a venticinque anni, con tre bambini piccoli ed una madre di cui doversi occupare, costretta dalle circostanze a guidare quella che lei definiva una nave rimasta nel mare in tempesta senza capitano, Christine mutò la sua natura, da donna si trasformò in uomo, assumendo responsabilità ed obblighi considerati a quel tempo prerogativa maschile; dunque si rafforzò e cominciò a districarsi negli affari maschili, anche in cause legali, ed avviò la sua attività letteraria...
Ahimè, mio Dio, perché non mi hai fatta nascere maschio? Tutte le mie capacità sarebbero state al tuo servizio, non mi sbaglierei in nulla e sarei perfetta in tutto, come gli uomini dicono di essere... 



Sono sola
Sono sola, e sola voglio rimanere.
Sono sola, mi ha lasciata il mio dolce amico;
sono sola, senza compagno né maestro,
sono sola, dolente e triste,
sono sola, a languire sofferente,
sono sola, smarrita come nessuna,
sono sola, rimasta senz’amico.
Sono sola, alla porta o alla finestra,
sono sola, nascosta in un angolo,
sono sola, mi nutro di lacrime,
sono sola, dolente o quieta,
sono sola, non c’è nulla di più triste,
sono sola, chiusa nella mia stanza,
sono sola, rimasta senz’amico.
Sono sola, dovunque e ovunque io sia;
sono sola, che io vada o che rimanga,
sono sola, più di ogni altra creatura della terra,
sono sola, abbandonata da tutti,
sono sola, più di ogni altra creatura,
sono sola, abbandonata da tutti,
sono sola, duramente umiliata,
sono sola, sovente tutta in lacrime,
sono sola, senza più amico.
Principi, iniziata è ora la mia pena:
sono sola, minacciata dal dolore,
sono sola, più nera del nero,
sono sola, senza più amico, abbandonata.
Caravaggio, "Incredulità di san Tommaso" (1601)

Questa è l'incredulità di San Tommaso, secondo Salvator Rosa, un pittore barocco successivo al Caravaggio,
 ma precursore del preromanticismo

Franco Franchi, Paolo e Vittorio Taviani, Ciccio Ingrassia sul set di "Kaos" (1984)

Gianni Berengo Gardin

martedì 17 marzo 2015










È bello tornare
Togliersi le scarpe
Lavare via con l’acqua la polvere del lungo giorno
Toccare nuda le pareti nude della casa
Camminare come cieca tra i mobili, i libri, le lampade
come una cieca che possiede solo queste povere cose
Dovrei sistemare le porte, ridipingere il soffitto
smerigliare gli specchi dove mi smarrisco
dove guardo una che non può scappare da nessuna parte
perché la casa è una torre che nessuno conosce
Meglio così
Mi basta quello che ho
Mie sono le formiche assorte
il percorso brillante delle lumache
la rana appena nata nel bagno di mia figlia
e questo lungo blues per dire il tuo nome
come un trofeo.
Soledad Álvarez






Senza parlar del come,
senza pensare al poi,
senza chiederci fama o nome,
qui, amando l'amore,
tu e io ci guardiamo.
Yosano Akiko (1878-1942)




La verità è che nessuno è mai del tutto pronto, non esiste “il momento giusto”. Come sempre nella discesa nell’inconscio, viene un momento in cui uno semplicemente spera nel meglio, si tappa il naso e si tuffa nell’abisso. Se così non fosse, non avremmo mai avuto bisogno di cercare le parole “eroina, eroe”coraggio”

Clarissa Pinkola Estes - Donne che corrono coi lupi


Se sapessi da dove provengono le poesie, ci andrei.











lunedì 16 marzo 2015



• Eliza Wheeler •
Kid’s boat on the clouds